Progetti

Terra di conquista o Terra di nessuno?

 

A questa domanda, noi dannati della terra, rispondiamo: terra di tutti! Il perché è molto semplice, siamo tutti figli di questo mondo, siamo tutti alla ricerca continua di un’identità, che a volte viene difficile da trovare nel contesto materiale della quotidianità, non sempre riusciamo a comprendere la diversità. La tolleranza non è un diritto, è un dovere che ognuno di noi dovrebbe apprezzare come un’indicazione per la vita futura. Ma come si fa a coniugare la tolleranza con l’ipocrisia, la determinazione con la remissione, la sottomissione con la sopraffazione, gli ideali con la rinuncia. Dove sono finiti i valori umani ? Per questo non possiamo esimerci dal prendere insegnamento da chi pagando con la vita, aveva improntato il suo vivere all’insegnamento, e alla pratica dell’amore, della tolleranza, della convivenza, e aveva stabilito un rapporto privilegiato con gli emarginati, i deboli, i malati, i dannati della terra. Ci avviciniamo a lui correndo per andare assieme verso quei valori che ci ha indicato. Noi abbiamo iniziato questo cammino e non vogliamo più fermarci! Vorremmo insieme a voi trasformarci da dannati della terra, in persone per la vita! Questa ultima affermazione assume per noi un valore inestimabile perché se solo proviamo a voltarci indietro ci rivediamo chiusi in una cella venti ore al giorno ad oziare senza speranza e vegetando per sopravvivere. Questa era la nostra vita di tutti i giorni, avanti di intraprendere quel progetto di vita quotidiana fatta di diversità, di umanità, di creatività, di speranza, d’inserimento, di comportamento, di lavoro, d’armonia, di rapporti interpersonali diversi da quelli del carcere, prima immaginandolo nella nostra mente e poi attuandolo in una realtà di prospettiva di libertà; a tutto questo abbiamo dato un nome PROGETTO PROMETEO, progetto di ricchezza umana. Siamo persone con il gusto di creare, con la voglia di assumerci delle responsabilità verso di noi e verso gli altri; persone che fanno del lavoro un momento significativo per esprimere quanta professionalità e convinzione é in ognuno di noi per le cose che facciamo. Persone abituate ad adattarsi, ma non ad arrendersi al tempo senza senso, quel tempo a volte trascorso in conflitto con se stessi, alla ricerca sempre di migliorarsi, di fare e di costruire, però disabituate a pensare in positivo. Questo progetto azzera gli aspetti negativi sia soggettivi che oggettivi e ci permette di progettare e costruire, di fare e di sognare in grande, così da vedere fin dalla sua nascita quella costante ricerca che attraverso il dialogo c’indica quanto siamo capaci di questo ribaltamento.
Il Progetto è la possibilità di esprimersi attraverso il lavoro, la cultura, il rispetto tra persone, la gioia assaporata ad ogni lavoro ultimato, la voglia di affermarsi per quello che si è e non per quello che viene detto di noi! La capacità di convivenza tra le varie etnie, culture e colori di pelle fa del Progetto Prometeo un luogo d’incontro e confronto dove il limite umano e personale, fatto di steccati e barriere è superato dal rispetto tra le persone, affinché nessuno avverta una diversità che altri vorrebbero che esistesse. Siamo quelli che dal poco apprezzano la speranza del grande, dove la pazienza non è una virtù, ma un modello che molti non riuscivano neppure a collocare nel proprio stile di vita. Non vogliamo correre, siamo cresciuti camminando e questo camminare ci ha portato con sacrifici e convinzione a realizzare un’esperienza unica! Siamo orgogliosi oggi di poter dire che siamo in grado di costruire attraverso il lavoro quella dignità che i pregiudizi vorrebbero toglierci, con la scusa che siamo dei “dannati della terra”, detenuti malati di AIDS. Oggi il Progetto Prometeo è: otto persone che si autogestiscono, autodidatti che creano, costruiscono, lavorano per il bene comune, sia nella quotidianità sia per il futuro, in continua collaborazione con gli operatori. Il Progetto è una comunità che va oltre l’esistente dell’oggi; vogliamo che il Progetto diventi sempre più certezza per il domani e che gli otto di oggi possano mettere nel buio del carcere una piccola luce per migliorare. Progetto ambizioso? No! Secondo la nostra bellissima esperienza, NO! Siamo consapevoli che tutto questo può continuare con il sostegno degli altri, da chi è preposto ai compiti istituzionali e da chi volontariamente, attraverso quei rapporti che insistono sui valori umani, afferma la voglia di aiutarci. Voi che frequentate o frequenterete il carcere e non siete i primi che ricevete un nostro scritto, spedito attraverso quelli che hanno già creduto in noi come uomini, come persone con la voglia di riscattarsi, attraverso le relazioni umane, accettate la mano a cui tendiamo per primi così da continuare a camminare assieme con disponibilità e stima. I rapporti umani per noi sono diventati l’essenza della vita, dove l’infinito può essere una meta raggiungibile dove possono essere coniugati esperienza e vissuto diverso. Incontrare le persone ad un livello alto con profondità di rapporti è indice d’autocritica per il passato e stimolo di fiducia per il nuovo che nasce. Ci piacerebbe potervi ritrovare, per sapere e verificare, se questo è il cammino giusto verso quello spiraglio di luce, così da non ripiombare nel buio dei “dannati della terra”. Anche se malati di AIDS in carcere ora possiamo affermare che non vogliamo vittimizzarci e tantomeno far ricadere le nostre sofferenze su altre persone, ma vogliamo sensibilizzare tutti coloro che vengono a contatto con noi, perché ognuno con la sua sensibilità e umanità, ci aiuti a sconfiggere questa temibile malattia. Sapendo che il cammino non sarà facile, e che ci saranno molti ostacoli da superare, vi diciamo che da parte nostra ce la stiamo mettendo tutta e INSIEME A VOI POSSIAMO FARE ANCORA DI PIU’.